Luca è socio del Circolo Pinerolese Astrofili Polaris e del Gruppo Hubble di Fiano

mercoledì 26 novembre 2008

Il cielo di dicembre

Il cielo visto da Cafasse il 15 dicembre alle 00:00
(clicca sulle img. per ingrandire)


Nord


Est


Sud


Ovest


Zenith

domenica 16 novembre 2008

Crateri Messier, Messier A e Taruntius




Ieri, dopo quasi due mesi di maltempo e contrattempi, si è presentata finalmente "l'occasione" (se così si può definire un cielo con Luna all'89,3% di luminosità) di ributtare l'occhio dentro ad un oculare... che fare? Ovviamente al richiamo della foresta non si resiste e "piuttosto che niente" è meglio piuttosto.
Rapido tour di telefonate al fido socio (che mi doveva anche aiutare a causa di un doloroso mal di schiena che da giorni mi affligge) e al "giro" delle irriducibili e via, verso il solito spiazzo che utilizziamo per le osservazioni "veloci".
Alle 20:00 arrivo, e in mezz'ora siamo pronti al via. Ci dà il benvenuto un bel bolide verde-azzurro che dall'Auriga taglia verso il Drago lasciandosi una scia lunga almeno 7 o 8 gradi, un buon auspicio? Forse, ma fa freddo e l'umidità si sente e questo non è buono. Arrivano anche le irriducibili: Jeanine, col fido bino a caccia di costellazioni e di esperienza per orientarsi nel cielo col futuro tele che giura di comprare in primavera, e Manu con l'immancabile, agognato vettovagliamento, e la sua solita passione che la tiene incollata all'oculare, quando se ne appropria, per delle mezz'ore con somma gioia di chi aspetta e del proprietario del tele... inizia la danza.
Che si guarda? La Luna, scontato e obbligato... altro non è dato se non accontentandosi di pallidi batuffoli su un cielo non buio. Così dopo aver gironzolato qua e là per il selenico suolo più vicino all'esile terminatore, che si fa?
Io ci provo: cerco la web-cam, l'ho dimenticata... ce l'ha Fabri, meno male! Sono troppo scarso e il seeing non mi aiuta... qui poi si appanna tutto e Nora (il mio C9,25 si chiama così :D) suda; allora opto per un f10 sindacale e senza troppe pretese, se non quella di acquisire, con le immagini anche esperienza.
Cerco il fuoco (e quello non me lo può certo passare nessuno, nemmeno Fabri :D), non lo trovo o forse sì... che casino!!! Vabbè vado, e comincio a fare diverse riprese. Si fermano persone a chiederci che facciamo, allora smonto lo "studio video-fotografico" e rimonto gli oculari... ma da mostrare c'è poco con quel faro acceso in cielo.
E allora dopo un giretto sulla palla illuminata mostriamo un M42 slavata e un M81, M82 appena percettibili, nulla più è dato, ma per chi non ha mai avuto la fortuna di abbracciare questo sport è più che sufficiente per restare a bocca aperta...noi un po' meno.
Restiamo io e Fabri, sono circa le 03:00, il freddo e l'umidità si fanno pungenti ora, e il cielo poco favorevole al Deep non aiuta a sopportare oltre.
Sul tavolo si è formaro un lago d'acqua; a rimorchio del Leone, arriva anche Saturno al quale rivolgiamo l'oculare più per rispetto che per convinzione di poter osservare qualcosa di decente; un ultimo colpo d'occhio, per chiudere in bellezza, ad Algieba (Gamma Leonis), che sdoppio facilmente col Nag 12mm, prima di smontare il tutto e tornare a casa.
Ora c'è da fare esperienza anche con l'elaborazione, migliorando, ogni volta di più...almeno lo spero, ma ne devo mangiare di pagnotte!
(In foto: il cratere Messier)

lunedì 10 novembre 2008

Sky Quality Meter - L


Da quando pratico questo meraviglioso “sport”, una delle difficoltà di valutazione maggiori che ho riscontrato è quella relativa alla qualità del cielo e del suo livello di inquinamento luminoso.
La presenza di astrofili esperti, durante le sessioni osservative, se da una parte mi ha aiutato ad apprendere trucchi e malizie per avere un giudizio il meno soggettivo possibile, dall’altra ha posto in evidenza il “limite” proprio della soggettività per avere un riscontro il più uniforme possibile.
Possiamo stimare una magnitudine visuale contando le stelle in determinate porzioni di cielo, o cercare alcune stelle di riferimento con magnitudine nota, ma certo è che la vista dell’osservatore, il suo adattamento al buio, oltre che altre variabili, di natura più prettamente metereologica, fanno la loro parte. Durante la nottata nascono così, all’interno del gruppo d'osservazione, vere e proprie discussioni riguardo le diverse valutazioni del seeing, della trasparenza o della qualità del fondo cielo. Fortunatamente in nostro aiuto è arrivata un'azienda Canadese: la Unihedron, che ha applicato il principio degli esposimetri fotografici ad un sensore CCD, dotato di filtro IR-cut, per leggere, con precisione “scientifica”, la luminosità del cielo notturno: lo Sky Quality Meter. Questo “gingillo” astronomico si presenta come una solida scatoletta in plastica nera (poco più grande di un pacchetto di sigarette) alimentata da una batteria a 9V; è caratterizzato da un display a led rossi, un pulsantino (entrambe posizionati sul fronte), ed un “lettore-CCD” rivolto verso l’alto; il suo funzionamento è semplicissimo: basta puntare una porzione di cielo, premere il pulsante di start ed in pochi secondi, dopo una serie di segnali acustici, il display renderà la sua misura in unità di "magnitudine per arco secondo quadrato", più è alto il valore reso dall’SQM più il cielo è buio. Fin dalle prime misurazioni noterete che tanto più il cielo è inquinato e poco buio tanto più velocemente comparirà il valore misurato della qualità del cielo . Le versioni in commercio sono due: lo SQM e lo SQM-L (dove la L sta per lens - lente -) e che si differenziano per la porzione di cielo "letta" per rilevare la misurazione; l’SQM “normale” abbraccia una zona di cielo pari a circa 84° di diametro, mentre la versione “L” è dotata di una lente che restringe il campo a soli ≈20° permettendo la lettura di porzioni più ristrette di cielo. Ad ora non ho avuto modo di testarlo se non attorno a casa mia, ottenendo misurazioni allo zenith di 19.85 mags/arsec², con cielo leggermente velato (con totale copertura la mag/arcsec² si fermava a 18.25) e in assenza di Luna, valore che può essere convertito in “magnitudine visuale limite” pari a circa 5,39, sul sito della Unihedron, tramite un apposito form nella sezione “Detail”. A proposito di ciò il sito della casa Canadese offre diverse utility per l’utilizzo dello SQM e articoli sulla valutazione della qualità del cielo: oltre al citato form (che permette altri tipi di conversioni), c’è la possibilità di registrarsi e caricare le proprie misurazioni, che vengono poi raccolte in un database visualizzabile dai visitatori online.

Conclusioni: pur presentandosi, forse a causa dell’estrema facilità d’uso, come un accessorio a prima vista “superfluo” trovo invece che lo SQM sia un ottimo sistema per una valutazione oggettiva della qualità del fondo cielo, che permette di confrontare le diverse postazioni e località da cui osserviamo valutandone velocemente l’effettiva bontà. Offre, in questo modo, numerosi spunti di riflessione sull’osservazione visuale (e astrofotografia) in base alle misurazioni eseguite senza contare che in pochi secondi potrà confermare se la nottata sarà utile per il deep più estremo a caccia di oggetti deboli o se dovrete accontentarvi di un’osservazione meno spinta. Si possono anche confrontare e relazionare i valori resi con altri sistemi di misurazione qualitativa come la scala di Bortle o più semplicemente verificare come cambia la qualità del vostro cielo nel tempo controllando gli effetti dell’IL.
Lo Sky Quality Meter oltre a soddisfare le curosità dell’astrofilo può essere un vero e proprio strumento di misurazione scientifica!